Richiesta mondiale consumo delle nocciole

Richiesta mondiale consumo delle nocciole

Richiesta mondiale consumo delle nocciole

Nocciolo

Secondo le statistiche ufficiali FAO, i Paesi produttori di nocciole a livello mondiale sono attualmente 30, sette in più rispetto al 2000. La produzione annua mondiale di nocciole in guscio si aggira attorno alle 872.000 t (media 2008-12, dati FAO 2014), 914.000 t nel 2012, il 35% in più rispetto al 2000. La produzione si concentra principalmente in due Paesi: al primo posto si pone la Turchia con 600.000 t/anno, al secondo l’Italia con 105.000 t/anno. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto con 33.000 t/anno, sostituendo la Spagna che negli ultimi dieci anni ha quasi dimezzato la sua produzione, registrando un continuo decremento della superficie investita (appena 14.000 ha censiti nel 2012, per una produzione pari a 14.000 t) che la pone all’ottavo posto nella statistica dei Paesi produttori. Agli Usa seguono Azerbaijan e Georgia con, rispettivamente, 30.000 t e 25.000 t annue prodotte. Azerbaijan, Georgia e Iran hanno incrementato significativamente l’output prodotto nel corso degli ultimi anni, a dimostrazione di un crescente interesse verso la corilicoltura. Inoltre, la coltivazione del nocciolo è stata introdotta in Paesi come Australia, Cile e Sudafrica. Complessivamente la diffusione della specie ha provocato un aumento della superficie coltivata salita nel 2012 a 600.000 ha, il 18,6% in più rispetto al 2002 (fonte FAO, 2014). L’incremento dell’offerta è cresciuto notevolmente nell’ultimo decennio, ma la disponibilità annua presenta comunque notevoli oscillazioni. Questo dipende dalle ampie fluttuazioni del raccolto da un anno all’altro e, soprattutto, dal variabile andamento della produzione turca. La Turchia domina il mercato mondiale a causa del volume di prodotto e dei bassi costi di produzione che le consentono di praticare sui mercati internazionali prezzi nettamente concorrenziali. Solo il 19% delle nocciole turche viene destinato al consumo interno, il restante 81% va all’esportazione, in particolare verso i Paesi dell’Ue. L’Italia esporta appena il 13,6% della produzione nazionale (media 2007-11, dati FAO 2014). L’area comunitaria rappresenta il mercato di destinazione in assoluto più importante, assorbendo una quota consistente, pari a circa il 68%, del volume delle importazioni mondiali annue complessive di prodotto sgusciato (195.000 t nel 2011) (fonte INC 2012); in particolar modo, la Germania, con 65.500 t, risulta il principale Paese importatore, seguito dall’Italia con 30.000 t e dalla Francia con 17.000 t (media 2007-11, dati FAO 2014). Per quanto concerne, invece, i Paesi consumatori, l’Italia si colloca sensibilmente al primo posto, sia per il consumo complessivo annuo (90.000 t/anno; media 2006-10, dati INC 2012), sia in termini di consumo medio annuo pro-capite di prodotto sgusciato (1,5 kg/anno; media 2006-10). L’Italia, inoltre, ha fatto registrare negli ultimi anni un notevole aumento dei consumi passando dalle 79.397 t del 2007 (1,34 kg/pro-capite) alle 103.250 t del 2011 (1,71 kg/pro-capite) (INC 2012). A livello nazionale la coltivazione del nocciolo è diffusa su tutto il territorio, ma la produzione si localizza essenzialmente in Lazio, Campania, Piemonte e Sicilia che, insieme, rappresentano circa il 92% del totale (dati medi 2007-11, fonte ISTAT, 2014). Il Lazio con 43.000 t/anno concorre per circa il 34% al raccolto italiano di nocciole. La produzione è costituita prevalentemente dai frutti della cultivar Tonda Gentile Romana, molto apprezzata per le caratteristiche qualitative, idonee alle esigenze dell’industria dolciaria. Sono presenti anche Tonda di Giffoni e Nocchione. Al secondo posto viene la corilicoltura campana, che con 39.500 t/anno fornisce il 31,6% della produzione nazionale. Le cultivar più diffuse sono Mortarella e San Giovanni a frutto allungato, Tonda di Giffoni e Riccia di Talanico a frutto tondo. La produzione piemontese con 16.500 t/anno concorre per circa il 13% a quella nazionale. La coltura del nocciolo è localizzata nella zona della Langhe, in provincia di Cuneo, Asti ed Alessandria con la Tonda Gentile Trilobata (sin. Tonda Gentile delle Langhe) come varietà di riferimento che costituisce il 97% degli impianti oggi presenti in regione. In Sicilia, invece, dove i corileti sono concentrati prevalentemente nel Messinese, le cultivar fanno riferimento ad un genotipo prevalente conosciuto con nomi varietali diversi, tra cui Mansa, S. Maria di Gesù, Comune e Nostrale, ed identificato come Nocchione o una sua mutazione. La produzione, stimata in circa 16.200 t/anno (media 2007-11), pari al 13% di quella nazionale, è considerata di minor pregio commerciale. La sua destinazione prevalente è quella della trasformazione locale e del consumo da tavola. La situazione mondiale vede quindi ancora una tendenza all’espansione della coltura, in particolare in Paesi emergenti, trend che si osserva anche in alcune regioni italiane sia per l’abbandono di altre colture, sia per la remuneratività che la corilicoltura consente nei contesti rurali collinari

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